Subito esaurite, in edicola, le 120 mila copie del manuale sulle nuove pensioni, in vendita da lunedì a 80 centesimi con il Corriere.
Presto sarà disponibile la ristampa.
Negli ultimi anni il sistema previdenziale è stato oggetto di numerosi ritocchi. E forse ha trovato un suo equilibrio. Riforme che potrebbero avere chiuso il cerchio. E che è bene conoscere sia nella loro portata. Sia nel loro possibile declinarsi nei prossimi anni. A queste riforme è dedicata la guida «Le nuove pensioni» in edicola da lunedì prossimo con il Corriere a soli 80 centesimi. Un manuale pratico, di facile lettura che accompagna i lettori alla conoscenza della macchina della previdenza. L'intervento più significativo è quello delle quote, il meccanismo che vincola l a pensione d i anzianità al raggiungimento di un mix di contributi e di età anagrafica. Nel 2011 la pensione d’anzianità ha fatto un altro gradino, con la quota che passa da 95 a 96 per i dipendenti e da 96 a 97 per gli autonomi. Con un' età minima, rispettivamente, di 60 e 61 anni. Un altro giro di vite è stato dato anche allo scaglionamento delle pensioni. Le finestre si apriranno con minore frequenza. Il 2011 sarà un anno praticamente senza pensioni perché chi matura i requisiti nei prossimi mesi dovrà aspettare almeno un anno, se dipendente, e un anno e mezzo se autonomo prima di incassare la rendita. Nessuna penalizzazione per chi ha maturato i requisiti nel 2010. Dal 2010, poi, è iniziata la revisione dei coefficienti per il calcolo della pensione contributiva, E le aliquote verranno riviste ogni tre anni per tenere conto degli andamenti demografici. Per i giovani la rendita è destinata a una rapida cura dimagrante. Dal 2015 anche i requisiti per la pensione saranno legati alle aspettative di vita. La conclusione del percorso è che tutti andranno in pensione più tardi e con un assegno ridotto rispetto alle aspettative con cui erano partiti. E a quello garantito ai loro predecessori. Una verità amara. E che deve fare da stimolo per una riflessione, seria e definitiva, sulla necessità di investire sul proprio futuro.Pubblichiamo le risposte ad alcuni quesiti giunti in redazione. A simili dubbi si può facilmente trovare risposta leggendo «Tutto su... Le nuove pensioni», la guida in edicola da lunedì 7 marzo a 80 centesimi di euro più il quotidiano.
Dipendenti: il gradino sale al livello 96
Dipendenti: il gradino sale al livello 96
Sono nato il 30 marzo del 1952 e a maggio raggiungo i 35 anni di contribuzione come dipendente, compreso un anno di servizio militare. Quando potrò andare in pensione?
Nel 2011 e per tutto il 2012 la pensione di anzianità dei dipendenti può essere chiesta solo se, sommando l’anzianità contributiva, e quella anagrafica, si raggiunge quota 96, con l'età minima è di 60 anni. Per il calcolo della quota contano anche le frazioni d'anno. Essendo nato nel 1952, maturerà i requisiti nel 2012, quando compirà i 60 anni e raggiungerà quota 96. Nel 2011 non può andare in pensione perché ha solo 59 anni (quota 94) mentre serve quota 96. Una volta maturati i requisiti dovrà aspettare un anno prima di poter incassare la rendita.
Al traguardo con le frazioni
Al traguardo con le frazioni
Su Corriere Economia ho letto che per le famose quote richieste per la pensione di anzianità valgono anche le frazioni d’anno. Ne vorrei conferma per i lavoratori autonomi. Sono un commerciante e al 31 dicembre 2010 ho raggiunto l'età di 60 anni e 3 mesi e posso contare, sempre alla stessa data, su 35 anni e 9 mesi.
Anche per gli autonomi contano le frazioni. Per il raggiungimento della quota, purché si sia comunque in presenza del requisito minimo di 35 anni e dell'età minima prevista, valgono anche le frazioni di anno e di anzianità contributiva. Ciò significa che il nostro lettore ha già maturato i requisiti per la pensione di anzianità nel dicembre 2010 (60 anni e 3 mesi più 35 anni e 9 mesi fanno appunto «96»). Inoltre avendoli maturati entro il 2010 dovrà aspettare un anno e non un anno e mezzo per l’apertura della finestra. A lei si applicano le vecchie regole. Potrà incassare la rendita dal primo gennaio 2012.
Quando bastano i 15 anni
Quando bastano i 15 anni
Sono nata nell'ottobre del 1951; ho lavorato 19 anni e 6 mesi e mi sono licenziata nel 1990. Quando incomincerò a percepire la pensione di vecchiaia?
Matura il diritto alla pensione di vecchiaia al compimento dei 60 anni, quindi a ottobre 2011. Avendo maturato almeno 15 anni di contributi entro il 1992 a lei non si applica la norma della «riforma Amato» che ha innalzato gradualmente il minimo contributivo da 15 a 20 anni. Le bastano i 19 anni maturati in giovane età. Subirà però il nuovo meccanismo della finestra scorrevole. Potrà infatti percepire la pensione solo dal novembre 2012, un anno dopo aver raggiunto i requisiti (se fosse stata autonoma, avrebbe dovuta attendere 18 mesi).
Riscatto laurea in attesa del posto
Riscatto laurea in attesa del posto
Mia figlia, neolaureata in giurisprudenza (corso di 5 anni), è in cerca di occupazione. Mio figlio dopo 3 anni di università ha lasciato ed ora lavora. Possono riscattare gli anni di studio? E quanto mi verrà a costare?
La risposta è no per suo figlio e sì per la figlia. Il riscatto non può infatti essere riconosciuto a chi, pur avendo frequentato l’università, non abbia poi raggiunto la laurea. Diversa invece la situazione della figlia. Dal 2008 il riscatto della laurea è consentito anche a coloro che non hanno iniziato alcuna attività lavorativa. Il contributo viene versato all'Inps e rivalutato secondo le regole del sistema contributivo. Il montante maturato sarà successivamente trasferito, a domanda, presso la gestione previdenziale nella quale l'interessato si iscriverà. L'onere del riscatto, in assenza di una retribuzione o reddito di riferimento, è costituito dal versamento di una somma pari, per ogni anno da riscattare, al livello minimo di reddito imponibile previsto per gli iscritti alla gestione commercianti, moltiplicato per l'aliquota contributiva in vigore per i dipendenti. Se sua figlia presentasse la domanda di riscatto quest'anno, pagherebbe 24.011 euro: ossia il 33% (aliquota pensionistica) di 14.552 (minimale 2011 commercianti) per 5 (gli anni del corso di laurea). Il pagamento può essere effettuato in 120 rate, senza interessi. La spesa è deducibile dal reddito dell'interessato, oppure, come nel caso in esame, detraibile con aliquota del 19% dall’Irpef del genitore che paga (se il figlio risulti a carico).
Al lavoro per 3 anni in più
Al lavoro per 3 anni in più
Sono una impiegata comunale nata il 10 giugno 1951. Pensavo di lasciare a 62 anni, nel 2013. Se ho ben capito, vorrei conferma, dovrò lavorare qualche anno in più.
Sì ha capito bene. Dovrà aspettare di compiere i 65 anni, nel 2016, per incassare la pensione da luglio 2017. Il limite di età per le dipendenti pubbliche, infatti, passerà dai 61 anni, in vigore per quest’anno, a 65 a partire dal 2012 A meno che nel frattempo non riesca ad accumulare 40 anni di contribuzione. Solo così può anticipare il pensionamento.
I figurativi salvano dal regime contributivo
I figurativi salvano dal regime contributivo
I contributi figurativi vengono conteggiati per stabilire il calcolo della pensione (sistema retributivo o misto)? Al 31 dicembre 1995 ho maturato 17 anni e 5 mesi di versamenti Inps. Inoltre ho prestato servizio di leva dal 1975 al 1976. Con quale sistema sarà calcolata la mia pensione?
I contributi figurativi vanno a collocarsi nel periodo temporale cui si riferiscono. Pertanto, aggiunto ai 17 anni e cinque mesi di contributi al 31dicembre del 1995, il servizio militare le consente di ottenere il calcolo retributivo.
Fonte Corriere della sera .it del 7 marzo
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